domenica 13 luglio 2014

Afasia

Dritto come freno
cala pieno
l'innocuo commiato
di chi non può ascoltare.

Si secca la Calce
delle mie parole.
Diviene inamovibile.
Cemento.

Vorrei
sospirare
l'esatta stima
del nero tonfo
e del suo scavo.

Ma resto
Lingua di Piombo.

Attorno la brezza
Innalza le foglie,
spinge i passanti.

L'estate è di tutti.
Io fingo un volo.

Ho un'ancora di storie
che stride
sul fondale.

Come può
la loro brezza
sollevare Me?

B.D.P.

lunedì 24 febbraio 2014

DISTOPIA


Sono giunto stamani dal fondo del tempo.
E' un universo pallido,quello che ho davanti.
I suoi abitanti adorano Madonne dallo sguardo albino, fisse nell'iconografia volgare.
A loro piace credere che il bene nella storia sia sempre stato innocuo.
Continuano a ripeterlo da che son qui.
Una sorta di tiritera proverbiale.
Amano l'insulso più di ogni altra cosa.
E lo confondono con la bontà.
Lo scambiano col gelo di un sorriso vuoto e con volute bucate di bianche mani.
Fanno dell'innocuo un manifesto.
E' cubitale. Nell'aria intatta.
Vi si difendono molto spesso.
E levigano le loro superfici bianche.
Posso vederli piallare da dove son seduto.
Levigano forte perché le loro facce siano belle.
Scialbe.
Ben insulse.
Come si conviene.

Si aggirano poi,in questo universo albino, esseri dai lineamenti guerrieri, pochi.
Sotto mentite spoglie.
Estinti gli altri da una guerra sociale e mediatica.
E sono qui costretti a piallare
un'eredità genetica di spigoli sul viso.
Ed a giustificare il catrame infondo ai loro occhi.
E' il dolore in cui sono inciampati.
Varie forme di questo.
Una maledizione che si attacca sul fondo e rende coscienti.
Più del richiesto.
Più del socialmente voluto.
Un incantesimo passato che in questo universo non esiste più.
Ma che colpì loro.
I gesti spesso sono troppo veloci.
Mancano dell'innocua grazia.
Hanno un diverso tipo di eleganza.
Una classe selvatica.
Spesso avvertita nello stomaco da tutti.
Ma da pochi identificata come tale. I bianchi la negano.
Ed è invece antica, ma qui hanno dimenticato bene. Con cura.
Si aggirano, fra verità piallate forte.
I pezzi a terra.
E non sanno cosa fare.
Inutile tagliare via gli spigoli, inutile cacciarsi il catrame dagli occhi.
E i loro passi, le loro dita, i cenni delle loro teste non riescono – forzatamente- a forzarsi di essere innocui.
Ma io li riconosco, anche quando ben camuffati sotto chili di cipria albina.
Qualcuno parla sapendo di dover tacere. Parole piene. Che fendono l'aria.
Fallendo di lasciarla intatta come da legge.
Lo spingono.
E a terra, si domanda se non sia giusto il bianco e falso quel suo catrame nero.
Se non sia d'un altro mondo quel suo denso petrolio interiore.
Che ribolle.
E non può fare a meno di scoppiare in biglie di pensieri. Che loro chiamano pallottole.
E se tutto questo atavico e selvatico sentire non stia rendendo ai bianchi la scusa per un'odiosa ed indesiderata guerra.
E tutta questa ardita coscienza di piombo non stia concedendo loro l'insulso lusso di chiamarsi
“Bene” e di tenerli fuori da questa loro
sacrosanta categoria.


Barbara Della Porta


sabato 15 febbraio 2014

O

D'un tratto
- Annaspare -
fu cosa antica.
Crebbi di un centimetro
e fu lo spazio che
mancava
al cielo.
Colmai
- per accidente -
la pausa d'azzurro
e sfiorai distratta
il lembo di una Nube.

Generai respiro.

Ingoiai vapore.

E parte di quella nube mi penetrò.

Da allora io
soffio Cirri
e sfumo Vento.

L'urto col Blu
mi rese pura.

BDP (20 Dec 2012)

martedì 14 gennaio 2014

Misure

Ciottoli ed
Opali
in anfore serrati
sulle spalle dello schiavo
hanno peso pari.

Tra le mani del Perito
la gravità del carico
si calcola
in Luce.

                                                 Barbara Della Porta

mercoledì 8 gennaio 2014

Cerimonia

Cerchi di vetro.
Cellule di luce e
piombo in filigrana.
Nastri di sole tesi.

La Sposa
trema.
Unisono vibrare
con la polvere dorata.

Un favo di tulle
per la nascente
Regina.

Serva l'altroieri.

Oltre da lei
la mano salda
a cui la sua saldò.

Dio raggiunge
vago
il corteo.

Si ubriaca
di loro presto.

E li contempla
imbambolato.

Riposa poi,
Come un bimbo
soddisfatto.

Nascosto.
Cullato.
Dentro una Goccia
di quelle Iridi.

giovedì 7 novembre 2013

Finzione

Venne la Paura
con la premura di una Madre
chiedendomi fede.
In dono consegnò
scarpe da ballerina.

Col gesso in punta
procedo.
A passi lucidi
avvolti nel raso.

Celo l'arte nel velo,
l'ossessa smania
della compitezza.
Taccio la curva
e dolente pianta
dei miei piedi bambini.

Eppure io
disegno volute.

Sofisticato è
il frutto del terrore.

Barbara Della Porta

L'aurora

Esplodi.
Chiarore di aria.
Bagliore di vento.
Trasparenze vedo oltre
legnose imposte serrate.
Irradi la luce
di un eterno Marzo.
La notte negli occhi
è il velluto che tu
dalla finestra scosti.
Colate di bianco spandi.

Gittate di vita.

Barbara Della Porta